Patologie e disturbi della mano, in relazione anche e soprattutto allo smartworking, alle posture sbagliate e alle attività che si praticano nel quotidiano. Argomenti all’ordine del giorno per i chirurghi ortopedici della mano del Policlinico Luigi di Liegro, il cui reparto all’avanguardia cura le patologie degenerative e traumatiche dell’apparato osteoarticolare, con particolare riguardo alla chirurgia degli arti superiori, inferiori e della colonna vertebrale.

Di seguito l’approfondimento sul tema: “in questo periodo in cui si pratica molto smartworking, la patologia più diffusa è senza dubbio quella dell’infiammazione del tunnel carpale, il cui primo “fastidio” è il formicolio alle prime tre dita della mano. La problematica deriva dall’attuale situazione durante la quale le persone trascorrono molto tempo su una postazione “casalinga” e non “professionale”, quindi sia gli arti che la colonna non sono mantenuti in modo corretta, con i giusti supporti. In caso di patologie pregresse o borderline, tali circostanze possono accentuare la sintomatologia.

Ad oggi, tranne alcune indagini interne nelle aziende, non ci sono validi studi scientifici sull’incidenza di tali patologie tra la popolazione generale e la popolazione che svolge professioni in smart working, assumendo una postura errata per molte ore al giorno.

Dalla nostra quotidiana esperienza, notiamo sempre più persone che avvertono tali disturbi, compresi i “fastidi” al gomito ed alla spalla, imputabili spesso ad una non corretta posizione nelle normali attività professionali e personali.

Se sino a poco tempo fa, i nostri pazienti avevano in media un’età superiore ai 40 anni, oggi visitiamo spesso pazienti giovani, anche ventenni.

Oggi, con i grandi progressi scientifici, di cui il Policlinico Luigi di Liegro si avvale, i trattamenti possono essere anche meno invasivi rispetto alla chirurgia tradizionale: infiltrazioni, sprint termoplastici e tutori personalizzati prendendo in considerazione la patologia della mano del paziente, gli obiettivi da raggiungere e prestando attenzione alle attività che il paziente può svolgere indossando il tutore.

Mentre, in campo chirurgico ormai le incisioni sono molto piccole, trattandosi quindi di chirurgia mini – invasiva con l’utilizzo di occhialini di ingrandimento, con i quali il chirurgo ortopedico riesce ad intervenire minuziosamente e in maniera scrupolosa, lasciando minimi esiti cicatriziali.